Com’è iniziata la nostra avventura
Come in tutte le imprese del passato degne di menzione, anche nel racconto della “genesi Galactron” storia e leggenda si confondono, dando vita ad un affascinante mix di verità e finzione.
Le cronache narrano che tutto ebbe inizio in una fredda nottata di gennaio (correva l’anno 1966), quando sei universitari di belle speranze si riunirono attorno ad un tavolo, su cui troneggiava un’imponente bottiglia di whisky, per decidere come battezzare la piccolissima azienda che avrebbe prodotto gli amplificatori creati dal loro team.
Bernardini, alla guida dell’inusuale squadra formata da Berardi, Finocchiaro, Marietti, Lojodice e Zampa (così si chiamavano i nostri eroi) era alla ricerca di qualcosa che evocasse il futuro, il progresso: così, ci si era orientati verso nomi quali Galassia o Electron. Tuttavia, nessuna definizione li convinceva appieno, finché, verso le due di notte, Zampa, ormai quasi completamente ottenebrato dall’alcool e dal sonno, ebbe l’illuminazione:
“…e perché non Galactron?”.
Ci fu un urlo e Lojodice, seduta stante, creò il marchio.
Ebbe così inizio una delle più feconde avventure dell’hi-fi Italiana: in un mercato appena agli inizi, afflitto da un’assoluta impreparazione tecnica e commerciale (non esistevano neppure le riviste di settore!), la Galactron si preparava ad incarnare il sogno futuro di ogni audiofilo.
La nascita dei primi prodotti: CC50 e PA25
In un piccolo locale di via Mordini, a Roma, si cominciarono a produrre i primi apparecchi, il CC50 e il PA25, un pre e finale mono di cui vennero realizzati solo 50 esemplari. Tuttavia, non era semplice entrare nel circuito dei rivenditori, accecati dall’esterofilia e convinti che gli unici nomi su cui valesse la pena rischiare fossero i più rinomati, come quelli di Harman Kardon, Marantz, Mc Intosh.
Eppure, per quell’epoca, le realizzazioni Galactron erano decisamente innovative: l’uso di transistor al silicio, il rispetto delle norme MIL e, soprattutto, l’idea che un amplificatore dovesse essere un oggetto costruito in base alle esigenze dell’utente, con tanti ingressi uguali ed un commutatore di equalizzazione, proiettavano questi prodotti in un futuro impensabile allora per la miope mentalità degli addetti ai lavori.
Così, per sbarcare il lunario, i soci Galactron erano costretti a fare un po’ di tutto, dalla produzione di piccoli impianti hi-fi per delle fabbriche di mobili fino alla realizzazione di impianti semaforici transistorizzati (il celeberrimo DITRAC, Digital Traffic Controller).
Gli anni d’oro
Il 1975 fu l’anno della gestione del successo: il mercato dell’Hi-Fi cresceva in maniera esponenziale, ma Galactron seppe resistere alla tentazione di sfruttare commercialmente tale ascesa, limitando la produzione a 24 pezzi al giorno e puntando tutte le sue carte sulla qualità.
Il ’75 vide anche nascere un secondo amplificatore integrato, l’MK-120, che riprendeva l’estetica e parte delle funzionalità di MK-16 e MK-160, ma si posizionava ad un livello di mercato leggermente inferiore.
Il momento di massimo splendore toccato nel ’76 vide però accadere avvenimenti che causarono il rapido crollo della splendente meteora Galactron: Aris Bernardini, direttore generale e amministratore delegato dal 1966, messo in minoranza sulla strategia di sviluppo da seguire negli anni successivi, abbandonò l’azienda cedendo le sue quote prima che Galactron iniziasse i lavori di riadattamento e ampliamento decisi utilizzando fondi della Cassa del Mezzogiorno; poco dopo, il Dott. Strampelli, socio di maggioranza, venne a mancare improvvisamente e una finanziaria gestì le sorti dell’industria, rimasta già orfana del suo padre spirituale e guida (Bernardini) e del designer (Lojodice) che aveva saputo dar forma alle idee Galactron. Nel 1980 cessò ogni produzione e nel 1984 fu decretato definitivamente il fallimento dell’azienda.
Nel frattempo aveva visto la luce l’MK2, un integrato stereo da 25 + 25 Watt, una fusione dei due modelli precedenti con un look creato da Gianmaria Lojodice. Si trattava di un apparecchio dai tratti marcatamente originali: era completamente a transistor e, grazie alle sue “features”, riusciva ad avere, nell’ambito dell’impianto, una funzione quasi “creativa”. Fu proprio per merito di questa nuova carta vincente che il nome Galactron cominciò a penetrare in alcuni negozi di Milano, tra i quali vale la pena citare la Ricordi di via Montenapoleone e Ielli.
L’MK2 venne prodotto sino al 1969 e ne furono realizzati circa 700 esemplari.
II vero successo arrivò però con l’MK-10,un apparecchio assolutamente rivoluzionario che riuniva in se stesso tutto ciò che gli audiofili di allora volevano ma non riuscivano ad immaginare condensato in un unico amplificatore: un mixer a cinque ingressi con possibilità di dissolvenza, ingressi adattabili con schede plug-in, strumenti di monitoraggio di ingresso, controlli di tono sdoppiati per alti e bassi. Correva l’anno 1969 e, forti dell’incoscienza della gioventù, i nostri eroi si misero sotto braccio l’MK-I0 e cominciarono a contattare distributori esteri, finché una prova effettuata dalla rivista tedesca Hi-Fi Stereophonie, un testo sacro per gli audiofili europei di allora (in Italia non vi era ancora nessuna pubblicazione specializzata) sancì il successo definitivo di Galactron.
Nel 1971, in occasione della prima edizione del SIM, furono presentati due apparecchi destinati a rimanere il sogno di una generazione di audiofili: il preamplificatore MK-16 ed il finale MK-160. Ancora una volta, Galactron anticipava i tempi concretizzando le fantasie più sfrenate degli appassionati di Hi-Fi.
L’MK-16 riprendeva i concetti presentati con l’MK-I0 estendendoli, implementando un equalizzatore a dieci bande, un loudness variabile proporzionalmente comandato dalla manopola del volume ed un cassettino sfilabile che permetteva l’inserimento di un decodificatore quadrifonico a matrice. Il finale era a quattro canali, ma offriva la possibilità di lavorare in stereofonia ponticellando a due a due gli stadi finali.
E’ doveroso, a questo punto, sottolineare il ruolo determinante sostenuto dalla neonata stampa Hi-Fi italiana nel processo di “mitizzazione” dell’immagine Galactron: SUONO prima, STEREOPLAY poco dopo, persino la veneranda e compassata DISCOTECA (chi la ricorda?) riversarono fiumi di affetto e sostegno sulla piccola azienda romana, facendola così sognare ed amare da un’intera generazione di audiofili.
Paradossalmente, persino il particolare rapporto di amore-odio che si era creato con quel peculiare personaggio che risponde al nome di Marino Mariani e che si manifestava attraverso la sua famigerata rivista AUDIOVISIONE, contribuì moltissimo a consolidare l’immagine di leader incontrastato della Galactron di quel momento storico. Nei primi anni ’70 la stampa di tutto il mondo parlò di Galactron, dalla già citata Hi-Fi STEREOPHONIE alla REVUE du SON, da HiFi CHOICE ad HIFI NEWS per finire alla celeberrima HIGH FIDELITY e al santuario AUDIO.
Prodotto, marketing, passione, entusiasmo, sostegno della stampa specializzata crearono il magico cocktail del successo. Nel 1973 venne presentato un secondo finale stereofonico, l’MK-100, che completava la gamma; nel frattempo, l’azienda era cresciuta, occupava 350 metri quadrati, esportava oltre un terzo della produzione in ben 21 mercati esteri e dava lavoro a una sessantina di persone.
Rinasce la Nuova Galactron
La prima generazione Galactron aveva dimostrato una teoria economica che sembrava in quei tempi dimenticata: la creazione di “bisogni” negli utenti. Il mercato cresceva misuratamente riproducendo continuamente se stesso, offrendo prodotti uniformati e privi di personalità e dimostrando una piattezza creativa che raggiungeva eclatanti risultati di mercato esclusivamente sfruttando l’onda economica propizia, senza tuttavia incarnare i desideri degli acquirenti. Galactron seppe invece materializzare i sogni.
Oggi, pur in una realtà di mercato completamente diversa dal punto di vista economico, la tipologia dell’offerta è molto simile a quella di allora, dal momento che pochissimi marchi offrono prodotti veramente dotati di personalità sonora ed estetica. Il miracolo, quindi, è ripetibile!
La Galactron dal 1966, lavorando sempre con grande serietà si è quindi ben affermata nei settori HI-END e HI-FI in Italia e nei diversi paesi del mondo, fondando le sue origini sull’esperienza raggiunta nell’audio professionale. L’approccio all’HiFi è stato fortemente anomalo, oseremo dire opposto a quello seguito dalla filosofia progettuale classica, che definisce “oggettivamente” la qualità di un amplificatore audio dall’insieme dei risultati di un ciclo di misure quanto si voglia raffinate. Tre decenni di audiofilia hanno convinto l’azienda che la correlazione fra i risultati delle misure elettriche e la effettiva “qualità ” audio di un amplificatore sono piuttosto modeste. Questo non vuol dire affatto che le misure siano fallaci o inutili, ma solo che esse non dicono TUTTO sulla qualità del suono!
Partendo da questa meditata convinzione, nel 1993 hanno iniziato il lavoro non dalla progettazione dei circuiti ma dalla ricerca sperimentale delle relazioni biunivoche fra la qualità sonora di un amplificatore e le sue caratteristiche elettriche e costruttive. Questo atteggiamento di “candida umiltà “ li ha costretti a rifiutare a priori qualunque assioma che non fosse stato sperimentalmente provato direttamente dal gruppo di ricerca interno, in base ad una sorta di cancellazione del passato che ha consentito di superare preconcetti e falsi dogmi, ma che ha costretto i progettisti ad effettuare una lunga ed estenuante serie di prove e ha sollecitato il coinvolgimento di specialisti in campi diversificati, come dottori in medicina (otorini, neurologi, psicologi), oltre a richiedere l’intervento costante e costruttivo di specialisti in elettroacustica, cui era demandato il compito di evitare ogni soluzione di continuità tra l’amplificatore e un sistema di altoparlanti, considerando cioè tali elementi come un unico componente.
Una volta individuate sperimentalmente le caratteristiche ideali di un amplificatore destinato alla riproduzione della musica, la definizione del circuito è scaturita da tali riflessioni come una logica conseguenza.
L’intero progetto elettrico è centrato sul modulo ibrido GSM 001 strettamente costruito “custom”, da Galactron, che rappresenta l’amplificatore audiophile su tutta la gamma, sia nel preamplificatore che nei finali di potenza e naturalmente negli integrati.
Tutti i circuiti rispettano rigorosamente le condizioni al confronto, individuate come risultato della ricerca psico-acustica sperimentale .
Nel 1994 finalmente ripartì la produzione dei Galactron con la nuovissima serie MK 2000 e poi nel 1997 con la serie Signature. Ancora oggi la serie MK 2000 con qualche novità è assolutamente attuale.